Cresce il nervosismo di Ignazio Marino, che, dopo il Salva Roma ter, ora si trova completamente isolato in Campidoglio.  I suoi, nel Pd romano, si sono schierati in “difesa di Roma”, al più “in difesa del Comune”. Mai, però,  hanno parlato “in difesa di Marino”. All’ultima riunione convocata in via delle Sette Chiese dal segretario romano Lionello Cosentino, il capogruppo Pd in Campidoglio Francesco D’Ausilio ha detto senza mezzi termini: La linea del sindaco è completamente sbagliata. Ora dobbiamo essere noi ad indicare con forza la prospettiva per il Comune, con un piano di rientro delle aziende, un piano di risanamento pluriennale, un salary cap per i dirigenti pubblici”.
Più o meno:  Sindaco, fatti più in là, ci pensiamo noi!”. Lo stesso Cosentino ha precisato al termine: “Ci sarà un’altra riunione sulle scelte per il bilancio 2014 del Comune alla presenza dei parlamentari nazionali del partito”.
Un altro schiaffo in faccia al chirurgo genovese. Ma non basta. Nel provvedimento varato dal CdM venerdì si legge che d’ora in poi ci sarà il controllo del Tesoro sui principali capitoli di spesa del Campidoglio. Detto in altre parole, Marino è già commissariato. Dovesse sbattere la porta sul serio, anzi, è già bello e pronto il nome del commissario che prenderebbe il suo posto: il Prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro. Come se non bastasse il chirurgo genovese è nei guai per il rimpasto di giunta. Obiettivo numero uno: la rimozione dell’arci-nemico, l’assessore al bilancio Daniela Morgante. Solo che chi doveva prenderne il posto, l’abruzzese Giovanni Legnini, ormai se l’è preso Renzi al governo.  Legnini, da sottosegretario all’Economia, a Marino non ci pensa proprio. E dunque, il rimpasto si farà, ma con gli uomini forti del Pd in Campidoglio. Vale a dire i maggiori nemici del sindaco.
In pole c’è il presidente dell’assemblea capitolina Mirko Coratti, che per il 13 marzo ha indetto una seduta straordinaria dedicata “alle misure economiche da adottare a seguito del decreto del governo”. Ma in posizione per una carica di assessore c’è soprattutto il coordinatore della maggioranza, Fabrizio Panecaldo. Che proprio in queste ore ha polemizzato con lo staff di Marino a proposito, guarda caso, di quanto guadagna  Marco Girella, capo ufficio stampa del Sindaco: “Relativamente al periodo 1 gennaio 2014 – 31 dicembre 2014 è di 170mila euro”.  Una cifra enorme, sembra dire (e dice) Panecaldo. Non in linea  con una città che affoga nei debiti e si presenta col cappello in mano al Governo.
Ma sugli stipendi d’oro  al Comune di Roma la condanna è unanime su tutti i quotidiani. “Basti ricordare i 16 dirigenti per cui il Campidoglio spende annualmente 25milioni di euro” scrive Il Tempo. “Marino fa lo slalom fra le buche, ma un avvocato del Comune costa 300mila euro all’anno” titola il Corriere della Sera.  
La botta finale arriva dall’ultimo rapporto Uil di Roma in collaborazione con l’EuresLa giunta di Roma è la più pagata d’Italia – titola La Repubblica  – I soli compensi mensili per le indennità di primo cittadino e assessori  sfiorano i 100mila euro”. Osservazione maligna: che dirà Marino quando questi conti arriveranno sul tavolo del Tesoro?

Sono almeno ventimila le ragazzine minorenni dai 13 anni in sù che hanno rapporti sessuali in cambio di regali o denaro in Italia. Lo afferma il giornalista Mario Campanella, presidente dell’associazione “Peter Pan Onlus” che si occupa di pedofilia e sfruttamento minori, autore con Maria Rita Parsi del libro “Maladolescenza” di prossima uscita.  I fatti di Ventimiglia che hanno portato a fermare due baby squillo di 15 anni, e prima ancora le ragazzine dei Parioli a Roma, sono solo la punta dell’iceberg. Il dato – afferma il giornalista  – è desunto da un’indagine svolta a campione tra Napoli e Roma.  In Italia ad avere rapporti sessuali in cambio di “regali o denaro” sarebbero, a conti fatti, lo 0,6% delle ragazzine. Una percentuale che non si discosta molto  dallo 0,8-1% che si registrerebbe secondo altre indagini in Europa.

“La realtà di questi numeri – spiega Campanella ad Adnkronos – è confermata da  un monitoraggio condotto qualche anno fa fra Catania, Padova, Bologna, Pescara, Bari e Salerno. Riuscimmo a scovare 600 ragazzine dai 14 anni in su che avevano avuto ciascuna già 20 partner diversi. In molti casi c’era la mediazione di “regalie”. L’età media dei partner arrivava ai 25 anni, dunque non si può parlare di pedofilia, ma neanche di una normale vivacità nella scoperta del sesso”. “C’è poi un mondo che si muove all’interno dei social network e sfugge a ogni controllo” aggiunge Campanella: “Bacheche di annunci e di scambi che nessuno riesce ad interpretare”. Campanella – che ha scritto con don Fortunato Di Noto il libro “Lettera a una bambina molestata” – parla anche di «legislazione carente e di assenza completa di prevenzione nel nostro Paese».

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Si attende di ora in ora il nuovo decreto per Roma. La capitale si salva dal default, da Palazzo Chigi arrivano i soldi.  Ma per il sindaco Marino la resa dei conti è dietro l’angolo.    Palazzo Chigi già in tarda mattinata starebbe per varare un nuovo provvedimento salva-debiti per Roma. Diviso, a quanto pare, in due parti. Un decreto legge con lo stanziamento immediato per salvare Roma dal default. E un ddl per affrontare i nodi strutturali dei rapporti fra il Governo e la città, che prevederebbe anche un certo controllo sui conti da parte del Ministero dell’Economia. Quest’ultimo per spuntare  in parte gli attacchi di M5S e Lega. Certe decisioni, certi sprechi in Campidoglio hanno sollevato più di una critica anche sui quotidiani.

Ma se la capitale si salverà, si avvicina al contrario il default  per Ignazio Marino. In caso arrivassero le sue dimissioni, nessuno farebbe nulla per trattenerlo per la giacca. Tanto che già si fa il nome del possibile commissario: il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro.

Ieri Marino si era sfogato in diretta a Radio24: “Senza Salva Roma, blocco la città; la gente dovrebbe inseguire i politici coi forconi”. Ma ha sbattuto la faccia contro l’ira di Renzi. “Certi toni sono inammissibili” lo ha  bacchettato il premier,  come si rimprovera un ragazzino. Sono state scintille a brutto muso, raccontano i presenti.   

Il chirurgo genovese è finito in queste ore sotto il fuoco incrociato di larga parte del Pd. Un partito che non lo ha mai amato, e non ha mai fatto nulla per nasconderlo.   “Non è il momento di ultimatum, ma di collaborare fattivamente”  lo ammonisce il responsabile Enti locali del Pd Stefano Bonaccini. Anche il segretario del partito romano, Lionello Cosentino censura il sindaco-forcone: “Non condividiamo i toni usati da Marino, non si possono terrorizzare i cittadini”. “Io non mi riconosco in un discorso del genere – afferma la deputata romana Lorenza Bonaccorsi, fedelissima di Renzi – Non è possibile inseguire i grillini sul loro stesso campo”. A giugno la Bonaccorsi, previdente, aveva opposto un secco no ad entrare in giunta con Marino.    Durissimo il deputato  Pd Federico Gelli: “Faccia il sindaco, si ricordi di essere l’autorità di governo di Roma, non può pensare di mettersi ad aizzare le folle”.  “Marino ha perso la testa perché sente la sua inadeguatezza politica ed amministrativa” lo stronca con un tweet la deputata Linda Lanzillotta di Scelta Civica.  Niente da fare. Marino è riuscito nell’impresa di mettersi tutti contro.  E  qualcuno forse sta per dirgli in faccia la parola: ‘basta’.

Ignazio Marino verso le dimissioni?

Pubblicato: 27 febbraio 2014 in Attualità

Mancano 24 ore, quelle che restano di qui a domani. Poi Ignazio Marino potrebbe mollare. Dimettersi da sindaco di Roma. Questa mattina il chirurgo genovese è intervenuto alle h 9, 15 in diretta alla trasmissione Mix 24, su Radio24. “Da domenica  blocco la città – si è sfogato  con Giovanni Minoli –  Quindi le persone dovranno attrezzarsi. Fortunati i politici del palazzo che hanno le auto blu, loro potranno continuare a girare, i romani non potranno farlo” ha dichiarato. “Per marzo non ci saranno i soldi per il gasolio dei bus, per i rifiuti, per pagare i dipendenti del Comune…”, ha aggiunto. E al conduttore che lo pressava ha replicato: “I romani sono arrabbiati? Hanno ragione. La gente dovrebbe inseguire la politica con i forconi”.

Passano meno di due ore e lo chiama Matteo Renzi: “Sono toni inammissibili” lo sferza al telefono. Fra i due sono scintille, raccontano. Poi un mezzo disgelo: “Risolveremo” promette il premier. Ma come? Questa volta non basteranno le chiacchiere. Per adesso è stato convocato un tavolo tecnico al Ministero dell’Economia, fonti governative assicurano che si deciderà in fretta.

Il sindaco senza un nuovo decreto minaccia le dimissioni.  Si dice indisponibile a fare il commissario liquidatore. A stare tutto solo in Campidoglio e vendere un pezzo qua e uno là delle municipalizzate: Atac, Ama, ecc. Ma come risolvere la rogna?  Un nuovo decreto rischia di essere impallinato al volo da Cinque Stelle e Lega. Renzi arriverà a blindare in Aula un ipotetico terzo Salva Roma? “Non ci giocheremo così la prima fiducia al Governo!” era sbottato ieri il ministro Padoan. Dunque il cammino è estremamente impervio.   Il baratro potrebbe aprirsi già domani, ultimo giorno del Salva Roma bis. Finito il salvagente, per la capitale si profila il default. Torna in bilico perfino il bilancio 2013.

Ma per il chirurgo genovese si profila anche il default politico.  Tanto per cominciare Palazzo Chigi aveva deciso di ritirare il Dl Enti locali già 24 ore prima dell’annuncio del ministro Boschi. Qualcuno lo interpreta come un modo per sbarazzarsi  di Marino. “Il Pd vuole scioglierlo nell’acido” sogghigna la deputata Cinque Stelle Roberta Lombardi. Marco Marcolin, della Lega, ironizza: “Per Roma vedrei bene Nerone come commissario, sarebbe perfetto!”.  Qualcuno del Pd chiede di capire bene perchè i conti di Roma sono sempre sballati. Mentre Renato Brunetta capogruppo Fi sibila: “A me questo decreto ha fatto sempre un po’ schifo”.

Marino un uomo solo? Umberto Marroni, Marco Causi e altri parlamentari romani del Pd accusano M5S e Lega di “voler far pagare un prezzo salatissimo alla capitale”. Il neo-segretario regionale Fabio Melilli, renziano, relatore in commissione Tesoro sul Salva Roma, afferma però che un terzo decreto è improponibile: “Non è mai successo che un piano di rientro sia approvato per legge. Basta un semplice decreto che dica: il commissario è autorizzato a fare operazioni in via amministrativa”.  Di fatto un’altra porta chiusa in faccia a Marino. Ma il sindaco replica oggi a muso duro: “Non è mai successo a Washington o Parigi  che qualcuno dica ‘Speriamo che venga Nerone a bruciare la capitale!’ “.  La faccia di Marino, dice chi oggi l’ha incontrato, era più nera della pece.

Palazzo Chigi ritira il dl Salva Roma

Pubblicato: 26 febbraio 2014 in Attualità

Salva Roma nel cestino, tutto da rifare. Il governo Renzi alla fine ha ritirato il decreto sugli Enti Locali, il cosiddetto Salva Roma bis.  L’annuncio è arrivato poco dopo mezzogiorno dal ministro per le riforme Maria Elena Boschi: “Il governo ha preso atto dell’indisponibilità di Lega e M5S. Con la conferma da parte loro dell’ostruzionismo (c’erano da discutere 350 emendamenti, ndr)  era matematicamente impossibile arrivare all’approvazione del decreto entro il 28 febbraio”.

Maria Elena Boschi

Tutto da rifare. Lega e Grillini esultano. Ma il Campidoglio ora rischia seriamente il default dei conti. Con il Salva Roma si sarebbero scaricati  sulla gestione commissariale dei debiti di Roma Capitale  485 milioni: 320 inseriti nel bilancio 2013 già approvato e 165 in quello che verrà del 2014. In teoria, ed è quello che ha subito assicurato il governo, tutto si può fare con il varo di un nuovo decreto. E sarebbe il Salva Roma ter. In pratica, però, sarà un micidiale percorso ad ostacoli. Intanto la manovra di bilancio consuntivo 2013 del Comune potrebbe essere bersaglio di ricorsi da parte dell’opposizione, nella quale – va sottolineato – militano anche 4 consiglieri dell’M5S.

E poi Palazzo Chigi prepara già da oggi dei cambiamenti al decreto Salva Roma. Ad annunciarli è la stessa Maria Elena Boschi: “Faremo una nuova valutazione dei contenuti, e solo con norme indispensabili e di primaria importanza”.  Anche per tenere conto del parere della Commissione affari costituzionali della Camera, che nel dare parere favorevole all’approvazione aveva però posto come condizione la cancellazione di alcuni commi. Il parere non era vincolante, tuttavia ora mette dei “paletti”.  L’iter, insomma, potrebbe non essere così rapido come auspicato dal sindaco Ignazio Marino. Il quale da oggi si trova sulla graticola dei conti. Come farà a firmare un qualsiasi provvedimento di spesa in queste condizioni? Pagamenti, stipendi, tenuta dei conti…Un bel ginepraio. E se poi fra 1 anno intervenisse la Corte dei Conti, con in prima fila l’arci-nemico di Marino, ossia l’assessore al Bilancio  Daniela Morgante, giudice della stessa Corte dei Conti in aspettativa?

Un incubo pazzesco. Si fa presto a parlare di un nuovo Salva Roma. Ma i tempi sono strettissimi. Il vecchio salvagente di Letta scade fra due giorni. Occorre varare entro venerdì un nuovo decreto Salva Roma, raccomanda Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio alla Camera: “Altrimenti per Roma sarà il caos”.   “Faremo subito un altro provvedimento” rassicura il sottosegretario Graziano Delrio, fedelissimo di Renzi. Ma come  evitare di nuovo l’ostruzionismo in Aula di lega e M5S? Ponendo la fiducia? “Non vedo perchè!” replica il neo ministro dell’Economia Padoan: “Non possiamo partire subito con un voto di fiducia in Aula”.

Il rebus insomma non è di facile soluzione.  E intanto un deputato dell’Ncd, Augello, avverte: “Un decreto analogo non si può ripresentare, un disegno di legge avrebbe tempi molto lunghi”. Giusto. Ma nel frattempo che ne sarà dei conti del Campidoglio? Qualcuno azzarda un’ipotesi: Marino potrebbe lasciare. Lo ha minacciato tante volte nel santa sanctorum del Pd. Adesso potrebbe dimettersi da sindaco di Roma sul serio.